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Convenzione o carattere: quale compromesso?

Il dibattito sul codice di abbigliamento all’interno degli istituti scolastici ci offre un interessante spunto di approfondimento su un tema che riguarda tutti: quanto ci aiuta nella relazione professionale adattarci alle convenzioni e quanto renderci caratteristici.

In azienda o in parlamento, la questione apre la strada a una riflessione più profonda. Il tema della convenzione, alla quale spesso vengono attribuite connotazioni negative legate a norme imposte considerate antiquate, e della espressione del proprio personale carattere che sembra dare più libertà. Bisogna riflettere su cosa sia la libertà individuale in un contesto pubblico e sociale. L’etologo Franz de Waal la vede così:

“Cos’è la libertà individuale, cos’è il libero arbitrio? Non ho mai trovato buone definizioni. Tutti gli individui di un gruppo di primati sono ad esempio al centro di relazioni sociali, parte di una famiglia, di una società strutturata, e lo stesso vale per gli umani. Quindi la loro libertà è limitata da legami e obblighi, o anche da dipendenza, come quando si è malati o anziani o disoccupati. La stessa idea di libertà è opinabile, secondo me. Sia gli umani che i primati agiscono sulla base di una combinazione di tendenze naturali e decisioni cognitive basate sull’esperienza: in questo senso entrambi hanno un grado limitato di libertà.”

Partendo quindi dal presupposto che dovremmo sempre attenerci a qualche regola se vogliamo muoverci con libertà all’interno della società o del nostro gruppo sociale, è importante costruire la propria immagine su basi concrete e scientifiche, mantenendo un buon equilibrio tra convenzione e riconoscibilità, tra conformismo e espressione del carattere. La convenzione è quella che ci suggerisce di adattare il vestiario adatto a luogo, situazione e ruolo. Attenendoci alle regole comportamentali previste che includono anche l’abbigliamento, diamo meno nell’occhio, ci muoviamo con più sicurezza e le persone intorno sono rassicurate. C’è però il rischio di perdere il fattore identificabilità, bisogna trovare un compromesso. Se da un lato rispettare le convenzioni facilita l’accettazione da parte degli altri, dall’altro dobbiamo risultare originali per farci ricordare e rappresentare in modo adeguato il nostro carattere.

Prima di tutto bisogna stabilire la propria personalità. A partire da queste caratteristiche possiamo poi creare il personaggio della vita pubblica o sociale, tenendo presente che l’identificabilità e la riconoscibilità sono due concetti fondamentali. Per rendersi riconoscibile, anche seguendo le convenzioni, ci sono dei trucchi. L’importante è che ci faccia sembrare autentici e che sia congruente con il nostro ruolo e con quello che vogliamo comunicare. Trovare il giusto compromesso per dare i segnali di familiarità e nel contempo esprimerci in modo originale come individui, ci permette di dare una espressione pratica alla nostra personalità e riconoscibilità. Non è un lavo semplice da fare su se stessi perché ci è difficile capire da soli quali sono le percezioni che istintivamente attiviamo negli altri e quali ci possono essere davvero utili nel nostro ruolo sociale. E’ un lavoro intenso, che se fatto bene, porta risultati importanti.

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