Laura Dudley, professoressa associata di psicologia applicata alla Northeastern University, sostiene che ”Potremmo non tornare più alle strette di mano come aspettativa, lo spettro di modi accettabili per salutare un’altra persona o interagire è davvero cresciuto, quindi ora se qualcuno si limita a salutare e rimane lontano, non pensiamo che sia strano.” Pare quindi che la pandemia ci abbia resi più tolleranti, e -spiega Dudley -”ha ampliato l’accettazione dei saluti senza contatto, il che significa che i germofobi o coloro che preferiscono semplicemente non toccare altre persone e non essere toccati potrebbero sentirsi più a loro agio a non stringere la mano.”
Io ritengo che difficilmente la stretta di mano sparirà del tutto, è troppo radicata nella nostra tradizione. Negli ultimi diciotto mesi abbiamo assistito a un cambiamento del linguaggio del corpo, provando altre forme di saluto. Abbiamo riscoperto l’importanza del contatto oculare e del sorriso vero, quello che coinvolge anche gli occhi. Per noi europei è difficile l’interpretazione delle emozioni di un interlocutore che ha la mascherina. A differenza degli asiatici che leggono molto gli occhi noi siamo abituati a osservare la parte bassa del viso. Per questo l’unica soluzione è verbalizzare di più e utilizzare gestualità e sguardo per sottolineare quello che si pensa. Natascha Saunders è docente di leadership organizzativa alla Northeastern University e racconta che i dipartimenti delle risorse umane negli USA stanno considerando di aggiornare le proprie linee guida, cercando nuovi tipi di protocollo.
Quali regole seguire il giorno del nostro rientro in ufficio? Mimare un abbraccio o un bacio a distanza per i colleghi con cui si ha più confidenza, un piccolo inchino, il balletto che si faceva in spiaggia. Vale tutto, l’importante è farlo con gioia e leggerezza, con sorriso e contatto oculare. Come comportarsi con chi vuole un abbraccio o la stretta di mano di una volta? Anche qui, sdrammatizziamo, basta mantenere la distanza e fare una battuta tipo “ah, quanto sarebbe bello, vero? Magari l’anno prossimo si potrà di nuovo.”